Emanuela Orlandi nuove indagini: Vaticano e tutti gli spostamenti
Ultimo aggiornamento 24 Gennaio 2023 9:22 pm by Redazione
La storia di Emanuela Orlandi è una di quelle storie che lasciano l’amaro in bocca. Scomparsa a Roma il 22 giugno 1983, non è mai stata ritrovata. Si tratta, infatti, di uno dei casi che fanno più discutere in Italia. Aveva appena 15 anni e dopo quasi 40 anni il mistero non è ancora stato risolto. Sono tante, tantissime, le piste seguire nel corso degli anni. In particolare, al centro dell’attenzione è sempre finito il rapporto tra la famiglia Orlandi e il Vaticano. Non solo, si è spesso parlato del coinvolgimento della Banda della Magliana e di un collegamento con l’attentato a Giovanni Paolo II. Oggi si è tornati a parlare di questo caso dopo tanto silenzio e molte indagini ormai archiviate, perché la magistratura del Vaticano ha deciso di aprire un nuovo fascicolo sulla scomparsa della ragazza.
La storia di Emanuela Orlandi: i rapporti con Vaticano e prime indagini
Emanuela Orlandi è scomparsa il 22 giugno 1983 all’età di 15 anni. La ragazza aveva appena concluso il secondo anno di liceo scientifico e frequentava corsi di flauto e canto nella scuola di musica situata in piazza Sant’Apollinare, precisamente nell’istituto Tommaso Ludovico da Vittoria. Non si hanno più notizie di lei dalle ore 19 di quella giornata. Ma come mai la famiglia Orlandi viene accostata al Vaticano? Insieme alla sua famiglia, Emanuela viveva in Vaticano, dove suo padre Ercole lavorava come commesso della Prefettura della casa pontificia. Sin da subito gli inquirenti hanno scartato l’eventualità che si trattasse di un sequestro, in quanto la sua non era una ricca famiglia.
Inizialmente le indagini puntavano su un rapimento eseguito da una persona che la ragazza aveva potuto conoscere il giorno della scomparsa o nei giorni precedenti. Il giorno in cui Emanuela Orlandi è sparita aveva raggiunto piazza Sant’Apollinare, vicino alla sede del Senato di Palazzo Madama, per seguire i corsi di musica nell’istituto Tommaso Ludovico da Vittoria. Quel giorno, era arrivata in ritardo alla lezione di flauto che era già iniziata. Dopo aver seguito anche quella di canto corale, ha lasciato l’aula prima che si concludesse. Ha chiamato a casa sua e parlato con sua sorella Federica, a cui ha raccontato che mentre si stava recando al corso di musica un uomo l’aveva fermata per farle una proposta. Scendendo nel dettaglio, questo sconosciuto le avrebbe proposto un lavoro, fare volantinaggio a una sfilata di moda delle sorelle Fontana, che si sarebbe tenuta nella Sala Borromini, in piazza della Chiesa Nuova.
Pare che l’uomo sia rimasto fuori dall’istituto ad attendere che uscisse per avere una sua risposta. Di questa offerta di lavoro, Emanuela ne avrebbe parlato con sua amica, compagna della sua scuola di musica, di nome Raffaella. Con lei ha poi raggiunto la fermata dell’autobus 70. La versione di questa ragazza è stata confermata da un’altra ‘collega’, Maria Grazia. L’autobus è arrivato intorno alle ore 19.20: questa è l’ultima volta che le due ragazze hanno visto Emanuela.
Un’altra indagine portata avanti secondo il racconto di un’altra compagna, la giovane Orlandi non avrebbe mai raggiunto la fermata. Questa versione vede Emanuela camminare a piedi per una prima parte di corso Riconoscimento, senza mai giungere alla fermata dell’autobus. Secondo quanto ha raccontato un’altra ragazza, Laura, Emanuela sarebbe stata dietro di lei a una ventina di metri. Quasi alla fine di corso Riconoscimento non avrebbe più visto la compagna scomparsa.
Scomparsa Emanuela Orlandi: le telefonate anonime
Non si è mai saputo se quelle telefonate fosse basate su fonti veritiere oppure no. In quel periodo, la famiglia Orlandi ha ricevuto varie telefonate da diverse persone, su cui ci sono stati sempre molti dubbi. La sera stessa della scomparsa di Emanuela, sarebbe arrivata la prima telefonata, quella nella Sala Stampa, precisamente a due dall’ultimo avvistamento. La famiglia ha chiesto di fare degli accertamenti. Stando a questa telefonata, pare che l’interlocutore per i rapitori fosse la Santa Sede e non la famiglia. Ma poi ne sono seguite tante altre, molte nel corso degli anni. Nella maggior parte dei casi dall’altra parte del telefono vi erano persone che cercavano notorietà o che tentavano di depistare le indagini. Le telefonate sono arrivate sino alla polizia e ai giornali.
Emanuela Orlandi e il collegamento con Giovanni Paolo II
Quando si parla della sua scomparsa torna alla mente l’attentato di Giovanni Paolo II, perché? La sparizione è avvenuta dopo poco più di anni di distanza da quell’evento, accaduto il 13 maggio 1981. Lo stesso papa sembrava credere al fatto che dietro la scomparsa ci fosse l’intenzione di creare uno scambio tra Emanuela Orlandi e l’attentatore Mehmet Ali Ağca, esponente del movimento nazionalista turco dei Lupi Grigi, che si trovava in carcere.
Nelle telefonate arrivate in Vaticano un mittente avrebbe appunto proposto questo scambio. Per anni la persona dall’altra parte del telefono è stata definita l’Americano, per via del suo accento anglofono. Proprio Mehmet Ali Ağca ha inviato alla stampa internazionale una lettera in cui dichiara di conoscere le condizioni di salute (buona) di Emanuela:
“È viva e sta bene da 36 anni, non è mai stata sequestrata nel senso classico del termine, ma è stata vittima di un intrigo internazionale per motivi religiosi e politici. Il governo vaticano non è responsabile, è la CIA che dovrebbe svelare i suoi documenti segreti. Basta con calunnie contro il prelato Marcinkus e Enrico de Pedis e altre persone innocenti, nessuna criminalità e nessuna sessualità c’entrano con il caso Emanuela Orlandi”
Questo porta a puntare l’attenzione anche sulla CIA, celebre agenzia di spionaggio civile degli Stati Uniti.
Caso Emanuela Orlandi: Roberto Calvi e la famiglia Gugel
Al nome di Emanuela è stato anche accostato quello di Roberto Calvi, un giornalista e banchiere del Banco Ambrosiano, che è stato trovato morto due anni dopo, il 18 giugno 1982 a Londra. Pare che il Banco Ambrosiano abbia chiesto aiuto al Vaticano durante una crisi. Calvi è stato in seguito arrestato e condannato per reati valutari. È tornato in libertà in attesa della condanna e si è avvicinato a Flavio Carboni, legato a boss di mafia e ai malavitosi della Banda della Magliana. Con loro ha iniziato attività di riciclaggio di denaro sporco. Questa indagine ha portato verso un’ipotesi, lo scambio di persona. Al posto di Emanuela avrebbero dovuto rapire Raffaella Gugel, la ragazza che le somigliava molto e che abitava nel suo stesso palazzo. Anche il padre di quest’ultima, Angelo Gugel, lavorava in Vaticano come assistente personale di papa Giovanni Paolo II e stretto collaboratore di Marcinkus, monsignore ex presidente dello Ior (banca vaticana).
Tale rapimento avrebbe dovuto ‘consigliare’ al Vaticano di mantenere il silenzio su determinate questioni, che hanno visto coinvolte mafia, banche, politici. Questo ciò che ha dichiarato anni dopo il figlio di Calvi.
La Banda della Magliana c’entra con Emanuela Orlandi? Cosa c’entra De Pedis
L’attenzione è in seguito ricaduta sulla Banda della Magliana. A rapirla sarebbe stato un commando di uomini, che eseguiva gli ordini di Renatino De Pedis. La conferma di questo è arrivata da Marco e Salvatore Sarnataro, un amico di Emanuela e suo padre. A portare verso questa pista è stato uno dei mitomani che ha telefonato a Chi l’ha visto?. L’ex amante di De Pedis, a un certo punto, ha deciso di raccontare la sua versione, svelando che i resti del boss si trovavano dentro la basilica di Sant’Apollinare. Nonostante le sue testimonianze, non si è mai riusciti a dimostrare il suo coinvolgimento. Il caso è stato archiviato dal capo della procura Giuseppe Pignatore, successore di Giancarlo Capaldo. Quest’ultimo ha dichiarato che, quando era titolare dell’inchiesta, gli esponenti Vaticani gli avrebbero chiesto di eliminare gli aspetti negativi riservati dalla stampa alla Stato pontificio e di aprire la tomba di De Pedis per eliminare vari collegamenti.
Non sono mancate le piste di pedofilia durante le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Si è parlato, infatti, anche di tratta delle bianche, le tante sparizioni di giovani donne. La maggioranza dei minorenni scomparsi in quel periodo erano ragazze. Soltanto a Roma in un anno e mezzo erano scomparsi 321 giovani. Si è pensato che la sparizione fosse avvenuta per mano di un maniaco o di un’organizzazione che reclutava minorenni a scopo sessuale. Federica, la sorella di Emanuela, sull’autobus era stata giorni prima avvicinata da un uomo che le proponeva di fare una comparsa in un film.
Emanuela Orlandi: il Vaticano ha archiviato le indagini
Le indagini sono state archiviate dal Vaticano quando sono state aperte delle tombe di due principesse nei sotterranei del Cimitero Teutonico Vaticano, seguendo le indicazioni di una lettera anonima che recitava: “Cercate dove indica l’angelo”. Dopo le analisi rei reperti, si è scoperto che le ossa risalirebbero a più di un secolo fa. Così, il Vaticano ha deciso di archiviare l’indagine, lasciando alla famiglia Orlandi la possibilità di andare avanti in privato. La famiglia Orlandi e i legali hanno ribadito più volte che le analisi effettuate sulle ossa rinvenute negli anni sarebbero state svolte solo visivamente e non con esami abbastanza sufficienti.
Altri casi di scomparse collegate a Emanuela
Katty Skerl, 17enne trovata misteriosamente morta il 21 gennaio 1984 a Grottaferrata e Mirella Gregoria. A unire questi casi sarebbero delle dichiarazioni di Accetti, uno dei mitomani che si è espresso in varie vicende di quegli anni. Secondo il fratello di Emanuela non c’era, invece, alcun collegamento con Mirella.
Caso Orlandi, le parole del fratello Pietro
Nel 2023 Pietro Orlandi, che non ha mai perso le speranze di trovare la verità, ha rivelato di avere nuovi elementi che darebbero una svolta al caso.
“Però ci serve la collaborazione di persone anche che lavorano in Vaticano, che sono a conoscenza di questo fatto, che si liberino la coscienza e che abbiamo il coraggio di non rimanere nell’anonimato. Abbiamo bisogno di loro. Un giorno la Chiesa dovrà chiedere scusa, nessun potere, per quanto forte, potrà mai fermare la verità, anche se resterà solo una persona a difenderla”
E anche papa Francesco sarebbe a conoscenza della verità su Emanuela Orlandi, secondo (pare) delle chat di Whatsapp di alcune persone vicine al pontefice. A dicembre 2022, Mehmet Ali Ağca ha inviato una lettera al fratello di Emanuela:
“I rapimenti di Emanuela e di Gregori furono decisi dal Governo vaticano ed eseguiti da uomini del Servizio segreto vaticano vicinissimi al Papa. La trattativa pubblica era ovviamente una sceneggiata ben orchestrata da pochi alti prelati operanti all’interno dei servizi vaticani. Emanuela Orlandi era un fatto tutto vaticano ed é stata presa in consegna da alcune suore fin dall’inizio, ha compreso l’importanza del suo ruolo e lo ha accettato serenamente. So di lei soprattutto grazie a un Padre spagnolo che mi ha visitato in Italia e anche qui a Istanbul. Un uomo, un religioso, animato da una fede autentica, che conosce i misteri del mondo e che non mente”
Emanuela Orlandi: indagini riaperte
Grazie a denunce e istanze della famiglia Orlandi, il Vaticano ha deciso di riaprire le indagini. Un ruolo fondamentale nella riapertura del caso è stato sicuramente svolto dai dettagli che sono usciti fuori con la serie TV Vatican Girl su Netflix.